160316 locandina convegno Diocesi Fr

Mario Cerroni

CAMBIARE IL SISTEMA EUROPA  ED  IL PASSO DELLA POLITICA PER UNA IMMIGRAZIONE A MISURA D’UOMO.

16 marzo 2015

Un importante incontro dibattito si è tenuto a Frosinone il 16 marzo 2016, promosso dalla diocesi di Frosinone-Veroli, retta dal vescovo Ambrogio Spreafico.

“L’impegno dell’Italia e dell’Europa nell’accoglienza ai migranti”, il tema del convegno, moderato da Marco Toti, Direttore della Caritas della Diocesi di Frosinone, con l’intervento di S.E. il Vescovo Ambrogio Spreafico e del dr. Mario Morcone, capo del Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione presso il Ministero dell’Interno.

Il fenomeno dell’immigrazione con tutta la sua complessità e drammaticità, dell’accoglienza, dell’Europa, dell’Italia sono stati al centro della riflessione di Mons. Spreafico, che ha avuto parole forti contro coloro che alzano i muri , credendo di stare al sicuro.

La fame, la disperazione, le paure sono più forti di ogni muro, di ogni steccato: l’Europa deve tornare a ritrovare i valori fondanti, fatta di solidarietà, di allargamento dei confini per un’accoglienza a misura d’uomo, evitando distinzioni tra i migranti.

“C’è questa tendenza a voler dividere per forza i rifugiati dai migranti economici. In realtà si tratta di storie individuali di persone. Non esistono categorie e nazionalità a cui spetta la protezione di un Paese o un calcio nel sedere. Se veramente siamo rispettosi dei diritti (come prevede l’art. 10 della Costituzione ndr) è necessario considerare storia per storia.”

Parole vere di una persona, il prefetto Morcone, che vive quotidianamente le “storie” di migliaia di persone che fuggono dalle guerre, dalla fame.

La fame, dice un detto popolare, caccia il lupo dalla tana.

Allora è tempo che tutti i paesi europei, dentro e fuori l’unione monetaria, i paesi che si affacciano sul Mediterraneo e al centro dell’Europa, facciano, da subito, la loro singola parte in modo ragionato ma con il cuore .

Non vi saranno fili spinati a fermare l’oceano di umanità che esonderà in maniera violenta se non regolamentato e gestito in maniera civile e non barbarica, come stanno dimostrando alcuni paesi che, come ad esempio, la Polonia sono cattolici ed alzano muri più mortali di quelli di una storia che rischia di ripetersi. Apriamo le porte senza paura, costringendo invece i cosiddetti “potenti” di questa triste Terra a porre fine a tutte le guerre per ricreare un nuovo “paradiso terrestre”.

L’uomo, l’umanità escano dalle tenebre della violenza per aprirsi ad orizzonti di luce, diversamente saremo tutti vittime del nostro egoismo, delle nostre inutili barriere.

L’Europa, così com’è, non va bene: i nazionalismi stanno o meglio hanno già negato i valori fondanti e fondamentali che stavano alla base della prima fase europea.

Nei decenni, soprattutto con la moneta unica, l’Europa della solidarietà è stata soppiantata dall’Europa della finanza, rigida, arcigna sempre pronta a fare i conti in tasca agli Stati più deboli.

Quest’ultimi, vedasi il caso Grecia ed, in parte, il caso Italia, sono i primi a pagare le arroganze di quegli Stati che ancor oggi continuano a dettare l’agenda europea.

L’Europa della moneta, della finanza, dei trattati e dell’eccessiva burocrazia, si sta avviando verso una forma di eutanasia che, se non vi saranno veloci cambiamenti di rotta verso la nascita degli Stati Uniti d’Europa, porterà tutto il sistema europeo verso il fallimento.

Il caso della gestione del fenomeno immigratorio è l’esempio concreto di questa morte lenta del sistema europeo: una realtà di oltre 500milioni di abitanti non è capace di dare accoglienza a quanti fuggono da guerre e fame.

Il fenomeno va capito e gestito con spirito solidaristico ma con mano ferma, senza dilatarlo nel tempo.

Alcuni paesi europei-Francia ed Inghilterra- dovrebbero fare un esame di coscienza per i danni procurati alla Libia,- paese che ora è in mano a bande armate, a clan in guerra tra sunniti e sciiti -ed altri paesi come l’Iraq, dai quali e non solo fuggono dalla guerra, dalla violenza, dalla fame migliaia di persone in cerca di un’accoglienza più larga.

Invece questi paesi europei, nostri amici(ognuno fa la sua corsa), cosa fanno?

Chiudono – assieme ad altri paesi, nuovi entrati nel circuito diabolico dell’Europa – le frontiere o comunque non si aprono all’ipotesi di dividersi quanti sbarcano in Italia.

Alla faccia della tanto decantata solidarietà!!

I Francesi, eccessivamente nazionalisti, fanno sempre fronte comune con la Germania, che ricorda alla Francia la sua condizione di precarietà sul fronte del rispetto dei parametri.

C’è da noi chi dice, dopo aver governato per lustri il paese, che occorre mostrare i muscoli, che bisogna mandar via gli immigrati, che occorre mettere le navi da guerra per chiudere le frontiere del mare e via via dicendo spaventando la gente, come se l’Italia fosse un paese invaso .

La paura dell’altro, del diverso, sembra esondare, sembra occupare spazi vitali del nostro vivere quotidiano per colpa di quelle forze politiche che, pur di catturare consenso, è sempre pronta a soffiare sul fuoco delle ansie, delle fobie….

La gestione del fenomeno immigratorio non è facile per una serie di motivi, conosciuti anche da coloro che gridano contro l’ingresso del diverso per un pugno di voti: al contrario, si impone al nostro interno una seria riflessione per trovare tutti insieme una soluzione che investa anche l’Europa.

L’odio politico verso l’avversario non ci porta da nessuna parte: esso assieme a fenomeni di corruzione allargata sta indebolendo l’azione governativa, la quale punta a far risaltare gli aspetti belli e positivi dell’Italia.

Invece noi siamo abili, autolesionisti, sempre pronti a farci del male e procurare del male a tante persone che non partecipano al folle confronto di tifoserie, sempre più drogate dall’egocentrismo di certi personaggi politici che si credono dei super leader, dimenticando la loro origine ed i comportamenti assunti dai loro partiti nella gestione del Paese.

L’Italia ha bisogno di veri leader, disponibili a perdere consenso per il bene del Paese.

Invece continuiamo ad essere, nonostante la volontà di forze politiche di governare (governare non è facile..), un Paese litigioso ed infangato da una classe politica e gestionale di basso livello, pronta, in assenza di rigore morale e comportamentale, a colludere con corrotti e corruttori, come è successo recentemente  nella Capitale.

Mafia Capitale: i grandi titoli di giornali sempre lì pronti a soffiare sul fuoco delle paure per scoprire che invece è malaffare che ha toccato (toccherà ancora??) in maniera ramificata non solo Roma e Regione ma anche, come si leggeva in un articolo di Lazio Sette (inserto di Avvenire) del 14 corrente mese, le province del Lazio compresa la provincia di Frosinone (affaire gestione rifiuti).

Per uscire dall’acquitrino occorrono cuori, menti, buona volontà d una forte reazione non emotiva per dare etica alle istituzioni pubbliche: bisogna evitare la rassegnazione, il disimpegno.

Non bisogna cadere nella trappola “tanto sono tutti uguali” : non è vero.

Ognuno di noi si deve fare protagonista, riconquistando gli spazi di partecipazione per rifondare la politica, che, al contrario di quanto sembra, deve tornare ad essere il luogo per soddisfare le attese dei cittadini: bene comune.

In Italia 107.000 sono gli immigrati che, ragionevolmente, come sottolineato dal prefetto Morcone e dallo stesso vescovo Spreafico, sono stati distribuiti equamente sul territorio nazionale, grazie anche allo storico accordo tra Stato, Regioni ANCI ed associazioni del volontariato.

“Essere qui vuol dire – afferma il Vescovo Spreafico – schierarsi da una parte, perché nella vita non si può stare sempre in mezzo. Ci si deve schierare.” E noi siamo dalla parte di chi apre le porte.

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