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PIER GIORGIO FRASSATI

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Roma, 28 settembre 2015

TAVOLA ROTONDA

Nuove Proposte Concrete Per Rilanciare L’Economia e l’Occupazione

Roma, 28 settembre 2015

Università di Roma 1 – La Sapienza (Aula multimediale del Rettorato – Piazzale Aldo Moro, 1)

 

 

Marco D’Agostini

Presidente dell’Associazione Nazionale Pier Giorgio Frassati

RELAZIONE INTRODUTTIVA

(Slides)

(video)

       1. PREMESSA

     1.1.  Cos’è l’Associazione Nazionale Pier Giorgio Frassati? 

L’Associazione Nazionale Pier Giorgio Frassati, già costituita negli anni ottanta, pochi anni prima della beatificazione di questa figura dell’associazionismo cattolico da parte di Giovanni Paolo II il 20 maggio 1990, è stata recentemente rilanciata grazie alla collaborazione tra alcuni degli originali fondatori e un gruppo di giovani uniti dalla comune volontà di svolgere delle iniziative di formazione politica, economica, sociale e culturale alla luce della dottrina sociale della Chiesa. L’Associazione, in particolare, vuole essere attenta alla traduzione di quei principi in proposte concrete, sul terreno dell’attualità, andando anche controcorrente in un contesto che sovente appare lungi dal porre la persona e la dignità umana al centro della società.

Fedeli all’obiettivo di legare il nostro impegno alla concretezza, riteniamo che sia sufficiente richiamare l’attenzione su pochi dati per evidenziare come viviamo in una società bisognosa di cure. Guadando, ad esempio, al recente rapporto della Caritas sulla povertà in Italia[1], presentato lo scorso 15 settembre, si rileva che:

  • Il 6,8 % della popolazione italiana vive in uno staot di povertà assoluta, con un’incidenza più elevata per le famiglie con 2 o più figli;
  • Tale percentuale corrisponde a ben 4,1 milioni di persone;
  • Dal 2007 ad oggi la percentuale di persone che vivono in Italia in uno stato di povertà assoluta è cresciuta del 119,35%

     

  1.1. Perché dedicare la prima iniziativa pubblica dell’Associazione Nazionale Pier Giorgio Frassati ai temi    dell’Occupazione e dell’Economia?

Incoraggiati dalla recente Enciclica Laudato Sì[2] di Papa Francesco, che al paragrafo 179 richiama esplicitamente il ruolo della società e delle associazioni intermedie nel controllo del potere politico, e mossi alla suddetta esigenza di concretezza, l’Associazione Nazionale Pier Giorgio Frassati ha individuato nell’esigenza di incidere più efficacemente per promuovere l’occupazione una delle emergenze di questo tempo in Italia. Nulla può spiegare meglio il perché di questa scelta che le stesse parole di Papa Francesco nella citata Enciclica quando afferma che “aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro.“ e che “la creazione di posti di lavoro è parte imprescindibile del suo servizio al bene comune”

Ancora una volta bastano pochi dati ad evidenziare la gravità della situazione.

Sulla base del bollettino dell’ISTAT pubblicato proprio nel mese di settembre, nonostante si denoti un livello sostanzialmente invariato della disoccupazione nel II trimestre dell’anno rispetto al trimestre precedente e un lieve accrescimento dell’occupazione, permangono dati molto preoccupanti:

  • Un tasso globale di disoccupazione del 12,1%, tra i più alti d’Europa;
  • Un picco della disoccupazione giovanile che, a livello nazionale arriva al 41,1%, con una punta del 61% per le giovani donne del Mezzogiorno;
  • Un livello di inattività (parametro che unisce, oltre ai disoccupati, le persone in età lavorativa che hanno rinunciato a cercare lavoro e non sono pertanto neanche recensite come disoccupati) globale del 35,8%, con un picco dell’80,6% per le giovani (15-24 anni) donne del mezzogiorno.

Il punto allora è chiedersi se sia sufficiente un mero ruolo di “denuncia” da parte degli organismi di volontariato e ricerca o se non sia invece venuta l’ora di rilanciare una peculiare capacità progettuale da parte del mondo cattolico che, ovviamente, come affermato dal santo Padre durante il recente viaggio a Cuba e negli Stati Uniti, non può che fare perno sul ruolo dei laici cristiani[3].

 

   2. UNA PROVOCAZIONE: IL LANCIO DI UN PIANO DI 400.000 ASSUNZIONI FINANZIATE CON UNA PARZIALE SOSPENSIONE DEL BONUS DEGLI 80 EURO (confermato tuttavia per circa 2,5 milioni di soggetti con redditi meno elevati)

 

Stretti tra coloro che affermano che la Pubblica Amministrazione deve dimagrire e chi ritiene dovrebbero essere assicurate a tutti delle forme di reddito minimo a carico dello Stato, a prescindere dalla condizione lavorativa, non potremmo ravvisare una sorta di via intermedia nella citata esortazione dell’Enciclia Laudato Sì a moltiplicare le occasioni di lavoro?

Da qui il perno della proposta “provocatoria” che si vuole qui delineare. Si tratta di una scelta coraggiosa, che tuttavia potrebbe costituire il primo passo per una rinascita economica e sociale dell’Italia: il lancio di un piano di 400.000 nuove assunzioni (oltre a quelle già determinate dalle politiche vigenti), senza nuovi oneri per la finanza pubblica, a valere delle risorse già impegnate per la misura degli 80 euro in busta paga. Al riguardo, consapevoli della difficoltà politica di intervenire su una manovra tanto caratterizzante come quella dello sgravio fiscale degli 80 euro, siamo intenzionati, tuttavia, a “lanciare un sasso nello stagno” per favorire l’apertura di un dibattito su possibili soluzioni concrete volte ad incidere rapidamente ed efficacemente su un disagio tanto grave per fasce giovani e meno giovani della popolazione, quale l’elevatissimo tasso della disoccupazione in Italia e ,in particolare, della disoccupazione giovanile.

Nonostante la leggera ripresa dell’occupazione e correlata riduzione del tasso di disoccupazione registrate a giugno dall’ISTAT con riferimento all’andamento mensile[4] e al primo trimestre 2015[5], lo scarso livello di occupazione e l’alto tasso di disoccupazione, in generale e con particolare riferimento alla disoccupazione giovanile, come rilevato anche da importanti organismi europei e internazionali come l’Unione europea[6], l’OCSE[7] e il Fondo Monetario Internazionale[8], continuano, come dianzi evidenziato, a figurare tra i più preoccupanti elementi dell’economia reale in Italia. In conformità con i principi cui intendiamo richiamarci[9], non possiamo che attribuire un’attenzione prioritaria all’economia reale, senza per questo voler sottovalutare l’importanza del controllo dell’andamento degli aggregati e dei saldi di finanza pubblica e l’incidenza dell’economia monetaria e di politiche quali il Quantitative easing posto in opera dalla Banca Centrale europea.

Non vi dovrebbe essere dubbio, quindi, che un vero shock positivo per l’economia potrebbe venire dall’assunzione di 400.000 disoccupati, pari ad un incremento dell’1,7 per cento rispetto ai 22,42 milioni di occupati registrati dall’ISTAT ad aprile[10].

Le nuove assunzioni dovrebbero avere un effetto positivo e significativo di stimolo alla crescita in una fase di economia stagnante (ammesso che le previsioni di uscita dalla fase recessiva siano confermate).

Occorre altresì tener presente l’attuale situazione di “trappola della liquidità[11]“, nella quale gli interventi monetari non sono sufficienti a rilanciare la crescita essendo già il livello degli interessi ad un minimo storico. Inoltre, l’ingresso di 400.000 giovani e non giovani sul mercato del lavoro potrebbe contribuire a creare quel clima di fiducia[12] nei confronti di una fase nuova e realmente diversa dal recente passato, rilanciando effettivamente la domanda interna, i consumi, il mercato immobiliare, l’acquisto di auto nuove, la possibilità per giovani coppie di progettare finalmente il matrimonio e l’acquisto di una casa di proprietà che decenni di precariato, nel migliore dei casi, ovvero di disoccupazione e di stop dei concorsi pubblici non avevano fino ad oggi consentito.

Inoltre, le nuove assunzioni, oltre a contribuire più efficacemente al rilancio della domanda interna di altre misure, dovrebbero consentire, attraverso un’analitica selezione, ad una vera riforma di vari settori della pubblica amministrazione, basata sull’effettiva disponibilità di risorse umane aggiuntive e non più, come in passato, di mere enunciazioni di principio. 400.000 assunzioni, opportunamente modulate sul territorio e tra amministrazioni centrali, periferiche e locali potrebbero infatti dare una sferzata in settori quali la sanità, completando gli organici in sofferenza, lo snellimento dei procedimenti giudiziari arretrati[13], attraverso l’assunzione di giudici e cancellieri, l’istruzione[14], consentendo il ripristino di un sano rapporto quantitativo tra professori e studenti, la ricerca, offrendo opportunità concrete ai cervelli “emigrati” e non solo sgravi fiscali, la prevenzione dei rischi idrogeologici, rafforzando gli organici dei relativi organismi tecnici, l’ordine pubblico, la manutenzione di strade e giardini pubblici e quant’altro. Si tratta di interventi che sono stati spesso sollecitati da organismi europei e internazionali per rilanciare la stessa competitività dell’Italia e non, quindi, di puro assistenzialismo statalista, cui sembrano invece ispirate altre misure reclamate da vari settori.

A questo punto ci si potrebbe chiedere dove trovare le risorse per un simile intervento senza operare in deficit spending che, oltre ad essere vietato dalle regole europee, rischierebbe di determinare un effetto di spiazzamento degli investimenti privati (c.d. crowding out) ovvero di accrescimento della pressione fiscale complessiva sul sistema, di per sé già alta, come denunciato dai suddetti organismi europei e internazionali.

Ma la cosa interessante è che oggi il suddetto progetto potrebbe essere realizzato senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, utilizzando le risorse poste a copertura della stabilizzazione, a regime, della misura degli 80 euro disposta con la legge di stabilità 2015.

La cosa più interessante è che, come si vedrà, il progetto delle 400.000 nuove assunzioni si potrebbe realizzare con una sospensione solo parziale della misura degli 80 euro, in quanto, senza considerare gli effetti delle nuove assunzioni sulla crescita, e le conseguenti ulteriori maggiori entrate fiscali future, le 400.000 assunzioni (a differenza degli 80 euro) genererebbero immediatamente cospicue entrate fiscali, da utilizzare per continuare a corrispondere gli 80 euro alle famiglie più disagiate (oltre due milioni di soggetti).

Al riguardo si ricorda che con il decreto-legge n. 66 del 2014 fu disposta la misura degli 80 euro mensili in busta paga, solamente per l’anno solare 2014, per i percipienti di redditi fino a 24.000 euro annui, con un importo proporzionalmente minore per i redditi fino a 26.000 euro[15].

Con la legge di stabilità 2015[16] la suddetta misura è stata resa permanente. Come si evince dalla Relazione Tecnica[17] che accompagnava il relativo disegno di legge e dagli atti dei Servizi del bilancio di Camera e Senato[18], il corrispondente onere per lo Stato, a regime, risultava pari a 9,503 miliardi di euro.

Si può quindi legittimamente affermare che la sospensione della suddetta misura renderebbe disponibile il corrispondente importo di 9,503 miliardi di euro che, ove utilizzato per l’assunzione di 400.000 nuovi dipendenti pubblici, assicurerebbe la disponibilità di un importo di € 23.757,50 per ciascun nuovo assunto. Si tratta di una cifra dignitosa per un primo impiego, sia pure al lordo degli oneri fiscali e contributivi.

Per quanto concerne, in particolare, gli oneri fiscali, graverebbero sul suddetto reddito un’aliquota del 23% fino a 15.000 euro (per un importo di € 3.450,00) e del 27% da 15.001 fino a 23.757,50 euro (per un importo di € 2.364,53). Su ciascun neoassunto graverebbe quindi un onere fiscale medio (al netto del computo degli oneri contributivi) di € 5.814,53. Moltiplicate tali entrate fiscali per il numero degli assunti, si genererebbero entrate fiscali pari a € 2.325.810.000,00. Posto che l’onere annuo per la misura (parzialmente sospesa) degli 80 euro mensili è pari a 960 euro, le entrate fiscali derivanti dalle 400.000 nuove assunzioni consentirebbero di ripristinare la misura degli 80 euro mensili immediatamente per 2.422.719 soggetti, a partire da quelli in condizioni sociali più disagiate.

La sospensione degli 80 euro potrà generare comprensibili risentimenti da parte dei restanti soggetti interessati ma occorre tener conto che, probabilmente, in tutti i nuclei familiari esiste un genitore, un figlio o un nipote disoccupato e che, pertanto, quegli stessi nuclei dovrebbero apprezzare di veder quel familiare tornare a sorridere per aver ottenuto un impiego. Inoltre, si potrebbe ipotizzare di ripristinare progressivamente in futuro la misura degli 80 euro mensili per ulteriori fasce di reddito (fino ai 26.000 euro originari) utilizzando le ulteriori maggiori entrate fiscali che deriverebbero, negli anni successivi, dalla quota parte di crescita del PIL innescata dal suddetto piano di 400.000 assunzioni.

Costituendo quella prefigurata un’ipotesi di studio, per il momento, volta ad avviare un dibattito su nuove proposte concrete per rilanciare l’economia e l’occupazione, si potrebbero anche valutare delle alternative. Ad esempio, anziché destinare tutte le risorse già utilizzate per gli 80 euro ad un piano di concorsi pubblici, si potrebbe immaginare di destinare ad assunzioni per il pubblico impiego solo una metà delle risorse stesse e destinare le risorse residue ad un piano di sgravi contributivi e fiscali più incisivo di quello già posto in atto per favorire le assunzioni da parte delle imprese (un dipendente, oggi, se guadagna 100 euro, ne costa all’azienda, tra tasse e contributi, da 154 a 197 euro). Rispetto agli sgravi disposti contestualmente al Jobs Act, che essendo a termine potrebbero determinare una sorta di “bolla” tra 2 o 3 anni, col rischio del licenziamento di una parte cospicua dei dipendenti assunti oggi allo scadere degli sgravi stessi, si potrebbe infatti stabilire di destinare una quota delle risorse già destinate agli 80 euro alla copertura permanente degli sgravi contributivi e fiscali volti a favorire le assunzioni da parte delle imprese.

Ovviamente, quanto ipotizzato non impedirà che emergano altre e più autorevoli e fattibili proposte su profili fiscali, contributivi e della formazione. L’importante, tuttavia, in questa che vuole essere una sede di studio, impulso e proposta, è che alla concretezza si accompagni la consapevolezza dei profili morali e della più generale esigenza di rimettere al centro dell’economia finanziaria l’economia reale, al centro di questa la politica e al centro della politica la persona.

L’Associazione Nazionale Pier Giorgio Frassati, da parte sua, che si è autoimposta la regola di non assumere un’iniziativa senza guardare già a quella successiva, si impegna a costituire su questi temi un Osservatorio permanente su Economia e Occupazione che consentirà di non distogliervi l’attenzione!

 

Marco D’Agostini

[1] Cfr. http://www.caritasitaliana.it/home_page/area_stampa/00005994_Rapporto_2015_sulle_politiche_contro_la_poverta_in_Italia.html

 

[2] Cfr. http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html

 

[3] Cfr. Omelia del Santo Padre nella Santa Messa con vescovi, sacerdoti e religiosi della Pennsylvania, Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, Philadelphia, 26 settembre 2015, in http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2015/documents/papa-francesco_20150926_usa-omelia-philadelphia.html

[4] ISTAT Occupati e disoccupati (mensili) Ad aprile 2015 tasso di disoccupazione al 12,4% (-0,2 punti su marzo). Periodo di riferimento: Aprile 2015, Pubblicato mercoledì 3 giugno 2015, in http://www.istat.it/it/archivio/161416

[5] ISTAT, Occupati e disoccupati (trimestrali) Nel I trimestre 2015 gli occupati crescono di 133 mila unità su base annua. Periodo di riferimento I trimestre 2015. Pubblicato mercoledì 3 giugno 2015, in http://www.istat.it/it/archivio/161415

[6] Cfr. COUNCIL RECOMMENDATION on the 2015 National Reform Programme of Italy, Brussels, 13 maggio 2015, premesse, dove si afferma tra l’altro “Only 54.6 % of those aged 15-34 who graduated from the first and second stages of tertiary education within the previous three years were employed, against the EU average of 78.6 %” e raccomandazione n. 5, in http://ec.europa.eu/europe2020/pdf/csr2015/csr2015_italy_en.pdf

[7] Cfr. OECD, Italy – Economic forecast summary (June 2015), dove si afferma “Economic growth will result in employment gains and lead to a decrease in the unemployment rate, which will still remain high” in http://www.oecd.org/economy/italy-economic-forecast-summary.htm

[8] IMF, ITALY: Concluding Statement of the 2015 Article IV Mission, May 18, 2015, dove si afferma: “Getting the economy to grow faster is vital to reduce unemployment—that remains uncomfortably high (over 12 percent), especially among the youth”, in http://www.imf.org/external/np/ms/2015/051815a.htm

[9] Cfr. Papa Francesco, Lettera Enciclica Laudato Si’ sulla cura della casa comune, 2015, dove al paragrafo 109 si afferma: “L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano. La finanza soffoca l’economia reale …“, in http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html

[10] Cfr. ISTAT, Aprile 2015 (dati provvisori) e I trimestre 2015 – OCCUPATI E DISOCCUPATI, 3 giugno 2015, in http://www.istat.it/it/files/2015/06/Occupati-e-disoccupati_3_giugno_2015.pdf

[11] Cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Trappola_della_liquidit%C3%A0

[12] Cfr. IMF, ITALY: Concluding Statement of the 2015 Article IV Mission, May 18, 2015, citato, dove si raccomanda: “The government should continue to push forward its comprehensive plan of structural reforms, which will boost confidence and lead to higher sustainable and more inclusive growth“, si richiama una “crescita inclusiva” con un sorprendente riferimento ad un concetto proprio della Dottrina Sociale Cristiana nel testo di un’istituzione, quale il Fondo Monetario Internazionale, che ne viene normalmente considerata lontana…

[13] Cfr. IMF, ITALY: Concluding Statement of the 2015 Article IV Mission, May 18, 2015, citato, dove si raccomanda: “using ad hoc measures to reduce the backlog of pending cases“. Cfr. anche COUNCIL RECOMMENDATION on the 2015 National Reform Programme of Italy, Brussels, 13 maggio 2015, citato, dove, al punto 4, si raccomanda: “Ensure that the reforms adopted to improve the efficiency of civil justice help reduce the length of proceedings“.

[14] Cfr. COUNCIL RECOMMENDATION on the 2015 National Reform Programme of Italy, Brussels, 13 maggio 2015, citato, dove, al punto 5, si raccomanda: ” As part of efforts to tackle youth unemployment, adopt and implement the planned school reform and expand vocationally-oriented tertiary education”.

[15] Cfr. art. 1 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89, in http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2014-04-24;66

[16] Cfr. art. 1, commi 12-15 della legge 23 dicembre 2014, n. 190, in http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2014;190

[17] Cfr. Atto Camera n. 2679, disegno di legge recante la legge di stabilità per il 2015, Allegato n. 3, Effetti finanziari sul bilancio dello Stato dell’articolato del disegno di legge di stabilità 2015, pag. 124, in http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0025820.pdf

[18] Cfr. tra i vari documenti, Servizio del bilancio del Senato, A.S. 1698: “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)” (Approvato dalla Camera dei deputati), dicembre 2014, pag. 7, in http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00815110.pdf

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